Riflessione di domenica 12 marzo

Educarsi al pensiero di Cristo /2
per una comunità missionaria feriale

E il Vangelo?
Uno dei verbi attraverso cui si caratterizza un certo modo di pensare la propria vita è ACCOGLIERE. Non è facile accogliere, spesso si nasconde dietro un obbligo, ma così non è.
L’accoglienza va preparata ed è piena di attenzioni. Si deve pensare prima per avere chiaro come accogliere, quali attenzioni mettere in atto, quali proposte promuovere. Diviene quindi tutto un percorso, fatto di tappe con le quali l’accoglienza si manifesta, diventa visibile, sentita e solo dopo viene trasmessa. Non accogliamo nessuno se prima non accogliamo noi stessi, se prima non capiamo fino in fondo la sua importanza. L’accoglienza si compone di fatti concreti, di situazioni vedute e volute atte a raggiungere lo scopo. Accogliere tutti, non solo chi mi fa comodo. E nella società d’oggi, più che mai deve essere visibile l’accettazione, l’ospitalità di e in ognuno di noi. Accogliere significa aprirsi ad un altro, relazionarsi e ospitarlo. Solo se lo ospiti gli dai attenzioni, gli dai il posto giusto, lo abbracci. Solo se lo accogli, trovi che sei tu stesso accolto.
Nel nostro Villaggio palpiamo con mano tutti i giorni questa realtà. Siamo circondati da situazioni che, se le sappiamo accogliere e ci lasciamo sorprendere, scopriamo che il diverso ci arricchisce e ci cambia. Lasciamoci sorprendere dalle situazioni, domandiamoci quale posto trovano in me.
Se continuiamo a considerare i numerosi immigrati extracomunitari sempre diversi, altro da noi, da evitare, da stare alla larga, abbiamo già costruito dentro un muro, una muraglia che si manifesta attraverso i nostri atteggiamenti e che porta persino alla costruzione materiale di barriere più o meno alte. Un atteggiamento di accoglienza porta alla realizzazione di cose concrete, alla costruzione di percorsi finalizzati. Nel nostro Paese da molto tempo opera un organismo pastorale che è la Caritas, composta da tante persone che raccolgono beni, alimenti, vestiti e tutto l’occorrente con modalità e tempi ben distribuiti durante l’anno, per consegnarli a chi ne ha bisogno. Trova posto nei locali della parrocchia e permette di intervenire concretamente ai primi bisogni delle famiglie.
Una ventina di giovani tra i 15 e i 30 anni trovano la possibilità di imparare alla sera la lingua italiana per migliorare le aspettative future di lavoro. Bisogna ampliare forme similari di accoglienza; i modi e i tempi si trovano se al primo posto prevalgono le buone relazioni con i vicini e la profonda convinzione che devo accogliere ogni uomo ferito o bisognoso come il buon Samaritano.
Luciano Nardi